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A P.P.P

Ora che so i tuoi versi dibattersi nel fango, nel sangue; ora che sento la tua voce, sussurro di figlio, lancinante, perdonare la Madre e quei fiori persi che di lacrime e sterco t'eressero una cruda croce; ora che bacio le tue rughe stanche, sbiadite fra valli di bianche pagine, ma mai mute; ora che stringo le tue mani d'artigiano, spezzate da colpi vani d'una avversa sorte (non è la morte, che ti porta via - la barbarie, forse); ora che seggo sul tuo cuore spento, mi manchi e manca quel verso, quel verso che chiosi il lamento.


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