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Niente

E se fosse che questa poesia, parlando niente, urlasse al sordo cielo “basta”? Se , mi chiedo, in un giorno di lacrime tonanti consolerà questo pianto muto umano di chi nel nulla spera

.

Avvolgono le nubi gli occhi, il grigio parla e non si sente in aria che un fischio. Romba il tuo cuore nelle raffiche e appassisce. Mi chiedo se un giorno canterà questa parola.

Il vetro rotto e vitreo negli occhi si scioglie ed è poesia, racconta paura della morte. Guarda il cielo cupo alto gemente, stridula nei singhiozzi di pioggia si racconta la vita.

E se fossi lì accanto cosa costruirei a proteggere le fragili ali di carta dell’anima, bagnate, sciolte, aggrovigliate. Non pregherei alto il vuoto, ma perso guarderei quelle parole perse nel niente scendere gocciolandomi sul capo chino a guardare nelle pozzanghere il riflesso dell’immensità.

Ora è nulla quel che dico, ora ho attorno vacui occhi, ora mi rimane camminare nel deserto. Cerco nella neve, sul volto sferzante sabbia gelida. Cristalli acuminati sul chiarore della pelle. Ti vedo infranta nelle ferite. Se, no non potrei, potessi soffiare controvento sussurandoti queste parole di pace. Ma se per me non ci fosse quiete che non sia appassita nella morte dei crisantemi?

Lo senti il peso del cielo? Rotto in mille pezzi, recide la vita. Se potessi urlare. Se potessi dire qualcosa che niente non sia. Nulla, mi chiedo, può essere nell’eco questo mio urlo perso nei tuoni.

Abbracciarti vita nel vuoto, null'altro c'è. Ti stringo. Le vacue tempeste aride della morte arriveranno, ma nella tua morsa, per tua mano, ai tuoi occhi voglio cedere. Accasciarmi e dormire tra le tue braccia sul bianco tappeto onirico del cielo.

Ancora griderò, piangerò, sussurrerò soffice alle tue orecchie “Grazie”


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