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Pelle

Non di rado io mi scindo, mi eludo, poi, col presagio della coesione. Quel giorno cogliesti la mia schiena - pavida - nel passo della protezione: evitava, trepidamente, la stazione con la sua discordanza di suoni.

Credetti di perire al tocco, di mancare per un tempo indefinito, ma in quello spazio stava solo l'attimo del contatto, così ho appreso all'istante il senso della caduta:

ho perduto il primo manto, il mio tappeto di pelle non era barriera, ma canale d'accesso al sottosuolo, tra nervi scoperti. Li amasti al punto di coglierne l'intrico e scioglierne i nodi.

Se mi avessi domandato, non avrei saputo dirti: la mia pelle finisce dove inizia la tua.

Ti avrei carezzato il viso e ricambiato l'anima, mentre al tuo docile tocco assumevo forma e colore.


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