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L' Appeso

Non è la nuvola di denso incenso ad annebbiarti la mente, non è la cera della candela a sigillare parole ormai spente: benvenuto, mio caro! Il Cartomante è qui per non dirti niente.

Agli angoli di questa stanza nessuno spirito in pena ti guarda, né i miei occhi vedono il Vero: pesca, mio caro, la magica carta, il Tarocco che vede e che sa ciò che tace una mente bugiarda.

Già vedo il futuro, prima che peschi! La mano incerta e tremante che indugia tra queste carte – tradisce il padrone! – lo sguardo sognante che cerca il mistero di questa vita non nelle carte, ma nel Cartomante.

Lo so: non sapevo, ma vedo come storci le mani e guardi me mescolare i Tarocchi del Vero: non è qui l’imbroglio, ormai è tardi… passato e presente si leggono soli – in un gioco di sguardi.

Cosa chiedi alle carte? La via da percorrere, cos’è che ti è preso da mesi? Tu chiedi e rispondi; io vedo un ragazzo conteso dalla vita e dal nulla, rimasto lì in mezzo. Immobile. Appeso.

Oh, ti capisco, ragazzo caro! Non è bella la vita da preda degli anni, da spettatore di sé. Ma resta così, senza parte né credo; scrivi sul tuo diario che il mondo ha un senso solo al contrario o all’indietro.

So che ti ha legato i piedi ed il petto questo indicibile peso, ma non sfuggirgli – cammina sul tetto del mondo! – perché ciò che chiedevi ti è reso. Le Carte hanno detto: L’Appeso.


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