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Stanze

In camera tua c'è scritto làska, c'è scritto love, se non in tutte, ma c'è scritto amore, le lingue del mondo, abbastanza per contaminarsi, mai abbastanza da nutrirci un callo. Il tuo cane sul letto in cui rimarrei a dormire sta sognando e corre chissà quali praterie: tu ridi nel vederlo sbuffare, io provo a contare cosa mi succede dentro. Forse perché non abito nessun luogo o forse perché tu mi abiti, casa tua mi è casa; io non vi ho sentito odore, come casa propria a chi la vive non ha odore. Questa dolce anosmia... mi ci sono trovato ad affogare in silenzio, mi ci sono trovato a mantenere per una volta la promessa di smarrirmi, nelle tue quattro mura. «Scusa e sì, sto togliendo le scarpe», Tu non ci arrivi ma per me è un onore: "Io mi fido di te", questo dicono le tue calze nere. Dimmi ch'è vero. La tua mano sotto il tavolo di vetro. Queste porte che ti vanti averle scelte tutta sola mentre penso: "se mi impegno le mie saranno tutte entrate". Le pareti bianche da riempire appena arriveranno i soldi – io ci vedo mari di magnolie ad ogni pupilla svelta prima di attecchire a una parte qualunque di te, che sia una zolla di nuca, che sia un quaderno che hai finito, un souvenir, dei panni da lavare dimenticati lì. Queste stanze di gommapietra... Guardo i miei frantumi senza più paura e la mia salvezza nelle cose di un altro.


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