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Orfani

- Fluttuo, le mani tue d’argento, madre che quasi la luna ti può decapitare, chiederti se per caso sei ladra, rapinatrice di raggi, i suoi dolci e spietati,

e muovo queste mani, queste braccia esili e ti cerco, nel liquido acido amniotico salato marino melma d’acqua

e mi schiaffeggiano le burrasche.

E immobile nel blu fagocitato, la lampreda degli stordimenti mi chiude nel suo morbido scheletro, tra nervi e vene e rumore di branchie, non le sue, ma del mare, tutto,

e lì immobile, fluttuo. -


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