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Diari dalla cella XII del deserto di Atacama

  • Simone Rosito
  • Jul 6, 2018
  • 1 min read

Mamma, mi hanno sepolto in una cella. Nel deserto, morituro, in una prigione di sabbia e stelle. Guardo il cielo sgretolarsi verso l’infinito come polvere di stelle, l’evia libertà. Il pulviscolo calcareo s’avviluppa sopra le celle mista con polvere di stelle, e calco il cielo del cileno Atacama.

Mamma, sono libero! Ho il firmamento sul viso precluso dal rosso d’Augusto, muro di lacrime e di ossa, di sangue e desideri. Su questo nulla scorre il tempo, su questo nulla non si trattiene acqua, su questo nulla giacciono stelle,morti corpi, ricordi. Lasceranno gli astri indimenticato il mio gesto, perché oggi, Madre, torno alla loro polvere.

Mamma, oggi hanno rotto il soffitto, ma ci portano via dal cielo, sotto terra. Ho scavato tutto il giorno, e stasera nella cella lascio al tempo questo scritto. Perché di me troverai questo, tornata, dopo la vittoria, a cercare triste tuo figlio. Morto per il Cile, perso ad Atacama,ricordato in un diario, e ancora vivo tra le polveri astrali di questa mia amata terra arida.

Mamma, piangi l’Atacama, inumidiscilo con le lacrime del Cile; la sua terra brillerà della luce delle stelle.


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