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Eppure nacqui a Napoli

Eppure nacqui a Napoli: avrei dovuto avere questo mare già nel nome. Bere luce!

E invece dico messa alle parole, assolvo Dio dai miei peccati e ogni notte qualche stella mi rimpiange.

Per prima venne al mondo la parola, in una lingua ballerina del disordine; poi intravedemmo l’arrancare delle mani dentro l’acqua:

si aggrappavano, penso, a tutte le ragioni, e un tentennando di vincoli le strinse.

Alla sfinge diedi un vano con la vista ancora buia, e richiamavo il quesito al suo responso:

nell’origine il principio che pensavo del mio nulla; l’incombente masochismo del parlato.

Eppure nacqui a Napoli, ricordo. Avrei potuto trarre luce in ogni creta, consentirmi in ombre sfalde tra le mura.

Ma non era pronto, il mondo, all’incessante nome mio che si librava! non era pronto allo schiantarsi dell’aurora sulla vita:

scappò il buio al mio guardare primo, e mezzogiorno volle farmi d’arte immàstra.

E l’ulivo t’inghirlanda, ripeteva il canto muto e ridonava voce all’angelo sperduto.

Mi avrebbe custodito tra le labbra, in altissima assonanza con i fiori color notte d’altre terre;

mi avrebbe dato madre e padre balbuzienti a come compiere lo sfatare di un destino.

Talvolta fu. Lo riconobbi. E mia madre aveva torto in ogni abbraccio menzognero.

Qui solo, che si viene

messi al mondo, mise lingua alla mia voce di sciagura e profezia di malagrazia o di altissima bellezza.

Eppure nacqui a Napoli. Venni qui per le commedie di un azzurro malandrino:

mare strano, mare greco, tomba negra e pigmento assurdo, forse sangue.

Venni prima per tentare l’imbrunire decrescente; fare verso d’ogni altrove.

Ma era musica d’oscuro il rivelarsi alla follia che mi portava nei trascorsi dell’eterno:

persi la dimora che ponevo tra il dubbio e la certezza, ciò che è prossimo a fare sacro l’invocare quale nome

se non quello che non so ma che risponde. Ecco, lo dimentico il tormento del non rendermi presenza:

la cantilena dell’ignoto ritornare alla forma primordiale; a questa luce che è madrina dell’assenza.

Eppure nacqui a Napoli: avrei dovuto già sapere la disgrazia dell’immenso.


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