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Questo mare

“Guarda, papà, so nuotare!” urlavo

Prima di prendere boccate d’acqua:

Tossivo e tu ridevi “Bravo!

Se vuoi puoi attraversare il mare”.

Ma ora su questa scogliera

Il mio urlo non ha più suono

Nella bufera: il mio giorno

È un dono rubato alla sera.

È colpa tua, mio amato padre,

Se ho creduto di essere un altro.

È grazie a te, mio odiato padre,

Che non ho mai nuotato da solo:

Allora smetti di tacere, dimmi

Che fare: parla coi soffi del vento

O con le onde del mare, scrivimi

Sulla pelle con l’acido e il sale.

Ma tu taci e infuria il vento:

Sono io, padre, su questo scoglio!

A superare il fragore del mare

Con un lamento: sono io, tuo figlio,

Il tuo imbroglio!

E so che tra il dire e il fare

Un dio malvagio ha interposto

Il mare: ma tu mandami un segno

E farò del legno una nave.

Ma tu chiedimi pure un pegno

E farò del mio sangue un sentiero

Per giungere ai capi del mondo

E toccare il vero fondo del mare.

Ma la tempesta ride coi nembi

E fonde la pioggia al mio pianto:

Mi dicono rombi “Tu sembri

Prigioniero di un manto di sogni”.

No! Posso andare al di là del mondo

Correndo verso i flutti con furia:

Sarà un secondo e sarò riemerso

In un mare dove non si affoga.

Immergo il corpo nudo in un’onda,

Chiudo gli occhi ormai opachi

Per sussurrare un segreto nel sale

E non averne mai più vergogna:

Saranno, padre, parole amare

Ma non posso guardare questo sole,

Non posso attraversare questo mare.


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