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Allucinazioni

Quando la Luna bacia le serrande e s'estingue il tungsteno, in quell'istante vivo ancor più.

Supino e dalle coltri protetto tengo alte le fragili ciglia; vaga desiosa la mia iride, in cerca di eteree, solitarie, raminghe entità mai note.

Si mostrano repente con un sorriso: sono qui in pace, così mi dicono. Le accolgo nel mio rifugio notturno, nella mia Arcadia di lino, lor chiedendo della loro persona.

«Siamo prodotti dell'inconscio, estensioni della tua mente: abbiamo l’ingrato compito di tediare la tua quiete.»

Mi rigiro tra le non più fresche lenzuola, ma ovunque volga il guardo c'è sempre una di loro, a fissarmi con espressione assonnata, a levarmi il senno.

A mani giunte, più e più volte, le prego – senza mai essere ascoltato – solo di lasciarmi chiudere gli occhi.


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