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Coro di morti nello studio di Federico Ruysch

  • Giacomo Leopardi
  • Nov 25, 2017
  • 1 min read

Sola nel mondo eterna, a cui si volve

ogni creata cosa,

in te, morte, si posa

nostra ignuda natura;

lieta no, ma sicura

dall'antico dolor. Profonda notte

nella confusa mente

il pensier grave oscura;

alla speme, al desio, l'arido spirto

lena mancar si sente:

così d'affanno e di temenza è sciolto,

e l'età vote e lente

senza tedio consuma.

Vivemmo: e qual di paurosa larva,

e di sudato sogno,

a lattante fanciullo erra nell'alma

confusa ricordanza:

tal memoria n'avanza

del viver nostro: ma da tema è lunge

il rimembrar. Che fummo?

Che fu quel punto acerbo

che di vita ebbe nome?

Così arcana e stupenda

oggi è la vita al pensier nostro, e tale

qual de' vivi al pensiero

l'ignota morte appar. Come da morte

vivendo rifuggia, così rifugge

dalla fiamma vitale

nostra ignuda natura;

lieta no ma sicura,

però ch'esser beato

nega ai mortali e nega a' morti il fato.


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