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Lasciatemi masturbare

Orsù! Cari colleghi! Che faccione triste che avete! Non sognate? Non sorridete? Avete fame? Avete sete? Suvvia! Porgetemi le orecchie che tanto riflettono il cantare, del saltimbanco del giullare, come lo specchio vostro che non sa pensare. Basta fare i parolieri! Parlar con meri paroloni (che spacciate veri) che non parlano di nient’altro che del parlare di sé stessi ad un pubblico di fessi (parolieri anch’essi). Basta fare gli amatori! Amar chi ama l’amore: un amante ad ore ma non amar l’amare in sé cioè l’idealizzazione: l’attimo che scorre dal bacio sulla guancia alle farfalle nella pancia e tutto poi finisce con la masturbazione! Sì, masturbazione! ho detto masturbazione! Ebbene sono un poeta e parlo di masturbazione! La mano mia: la destra (che alzo a pugno chiuso anche se dà fastidio ai tedeschi ma va forte ai cortei studenteschi) stringe tra le linee della vita (ingorgate, c’è una scuola in gita) due mazze di legno con cui bastono con cui insegno. La prima è un parco giochi! ah tanti dolori e quanti colori: nera, blu o rossa. non mi interessa la forma mi stressa non somigliar alla vostra! La seconda, lì tra le gambe con voi è stata usata male: se vostro padre che per errore vi ha creato avesse preso un fazzoletto lì mirando, lì proprio al centro, e vi avesse gettato dentro quante stronzate avrei risparmiato amiche mie, vi bacio e ringrazio: con te guadagno l’alloro; con te risparmio che nascano altri stronzi come loro.


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