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Invece di una lettera

  • Vladimir Majakovskij
  • Sep 30, 2017
  • 2 min read

Il fumo del tabacco ha roso l’aria. La stanza è un capitolo dell’inferno di Kruchenych. Ricordi? Accanto a questa finestra per la prima volta accarezzai freneticamente le tue mani. Oggi, ecco, sei seduta, il cuore rivestito di ferro. Ancora un giorno, e mi scaccerai, forse maledicendomi. Nella buia anticamera, la mano, rotta dal tremito, a lungo non saprà infilarsi nella manica. Poi uscirò di corsa, e lancerò il mio corpo per la strada. Fuggito da tutti, folle diventerò, consunto dalla disperazione. Ma non è necessario tutto questo; cara, dolce, diciamoci adesso addio. Il mio amore, peso così schiacciante ancora, ti grava sopra lo stesso, dovunque tu fugga. Lasciami sfogare in un ultimo grido l’amarezza degli offesi lamenti. Se lo sfiancano di lavoro, un bue, se ne va ad adagiarsi sulle fredde acque. Ma, al di fuori del tuo amore, per me non c’è mare, e dal tuo amore neanche col pianto puoi impetrare tregua. Se l’elefante sfinito cerca pace, si stende regalmente sulla sabbia arroventata. Ma, al di fuori del tuo amore, per me non c’è sole, e io non so neppure dove sei e con chi. Se così tua avessi ridotto un poeta, lui avrebbe lasciato la sua amata per la gloria e il denaro ma per me non un solo suono è di festa oltre a quello del tuo amato nome. Non mi butterò nella tromba delle scale, non ingoierò veleno, non saprò premere il grilletto contro la tempia. Su di me, al di fuori del tuo sguardo, non ha potere la lama di nessun coltello. Domani dimenticherai che ti ho incoronato, che l’anima in fiore ho incenerito con l’amore, e lo scatenato carnevale dei giorni irrequieti socompiglierà le pagine dei miei libri Potranno mai le foglie secche delle mie parole trattenerti un momento per aspirare avidamente? Ma lascia almeno ch’io lastrichi con un’ultima tenerezza il tuo passo che s’allontana.


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