Carme 65
- Gaio Valerio Catullo
- Sep 29, 2017
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Etsi me assiduo confectum cura dolore seuocat a doctis, Ortale, uirginibus, nec potis est dulcis Musarum expromere fetus mens animi, tantis fluctuat ipsa malis (namque mei nuper Lethaeo in gurgite fratris pallidulum manans alluit unda pedem, Troia Rhoeteo quem subter litore tellus ereptum nostris obterit ex oculis; alloquar, audiero numquam tua facta loquentem, numquam ego te, uita frater amabilior, aspiciam posthac, at certe semper amabo, semper maesta tua carmina morte tegam, qualia sub densis ramorum concinit umbris Daulias, absumpti fata gemens Itylei) sed tamen in tantis maeroribus, Ortale, mitto haec expressa tibi carmina Battiadae, ne tua dicta uagis nequiquam credita uentis effluxisse meo forte putes animo, ut missum sponsi furtiuo munere malum procurrit casto uirginis e gremio, quod miserae oblitae molli sub ueste locatum, dum aduentu matris prosilit, excutitur; atque illud prono praeceps agitur decursu, huic manat tristi conscius ore rubor.
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L'angoscia sfibrante di un dolore senza tregua mi distoglie, Òrtalo, da ogni volontà di vivere e nell'incertezza di questa sofferenza non penso piú di trovare nelle parole il conforto della poesia: l'onda che nasce dal gorgo di Lete ora, ora bagna il piede pallido ora di mio fratello: strappato ai miei occhi, la terra di Troia ora lo dissolve sotto il peso della sua collina. Ti parlerò e non ti sentirò parlare, mai, mai più ti rivedrò, fratello mio: amato più della mia vita, sempre ti amerò, sempre mi terrò in cuore il pianto per la tua morte, come l'usignolo tra le ombre piú folte dei rami piange nel suo canto la sorte straziante di Iti. Ma anche in cosí grande tristezza, Òrtalo, eccoti questi versi tradotti da Callimaco, perché tu non creda che, disperse nel vento, le tue parole mi siano sfuggite dalla mente, come scivola dal grembo di una ragazzina il pomo che in segreto le donò l'innamorato, quando, scordatasi d'averlo fra le pieghe della veste, sussulta trasognata all'arrivo della madre e le sguscia via: cade in terra il pomo rotolando e il suo viso afflitto avvampa di vergogna.

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