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Vergine bella, che di sol vestita

  • Francesco Petrarca
  • Jul 25, 2017
  • 4 min read

Vergine bella, che di sol vestita, coronata di stelle, al sommo Sole piacesti sí, che ’n te Sua luce ascose, amor mi spinge a dir di te parole; ma non so ’ncominciar senza tu’ aita, e di Colui ch’amando in te si pose. Invoco lei che ben sempre rispose, chi la chiamò con fede: Vergine, s’a mercede miseria estrema de l’umane cose già mai ti volse, al mio prego t’inchina, soccorri a la mia guerra, bench’i’ sia terra, e tu del ciel regina.

Vergine saggia, e del bel numero una de le beate vergini prudenti, anzi la prima, e con piú chiara lampa; o saldo scudo de l’afflitte genti contra colpi di Morte e di Fortuna, sotto ’l qual si trïunfa, non pur scampa; o refrigerio al cieco ardor ch’avampa qui fra i mortali sciocchi: Vergine, que’ belli occhi che vider tristi la spietata stampa ne’ dolci membri del tuo caro figlio, volgi al mio dubbio stato, che sconsigliato a te vèn per consiglio.

Vergine pura, d’ogni parte intera, del tuo parto gentil figliola e madre, ch’allumi questa vita, et l’altra adorni, per te il tuo figlio, et quel del sommo Padre, o fenestra del ciel lucente altera, venne a salvarne in su li estremi giorni; e fra tutt’i terreni altri soggiorni sola tu fosti eletta, Vergine benedetta, che ’l pianto d’Eva in allegrezza torni. Fammi, ché puoi, de la Sua grazia degno, senza fine o beata, già coronata nel superno regno.

Vergine santa d’ogni grazia piena, che per vera e altissima umiltate salisti al ciel onde miei preghi ascolti, tu partoristi il fonte di pietate, et di giustizia il sol, che rasserena il secol pien d’errori oscuri e folti; tre dolci e cari nomi hai in te raccolti, madre, figliuola e sposa: Vergina glorïosa, donna del Re che nostri lacci ha sciolti e fatto ’l mondo libero e felice, ne le cui sante piaghe prego ch’appaghe il cor, vera beatrice.

Vergine sola al mondo senza esempio, che ’l ciel di tue bellezze innamorasti, cui né prima fu simil né seconda, santi penseri, atti pietosi e casti al vero Dio sacrato e vivo tempio fecero in tua verginità feconda. Per te pò la mia vita esser ioconda, s’a’ tuoi preghi, o Maria, Vergine dolce e pia, ove ’l fallo abondò, la grazia abonda. Con le ginocchia de la mente inchine, prego che sia mia scorta, e la mia torta via drizzi a buon fine.

Vergine chiara e stabile in eterno, di questo tempestoso mare stella, d’ogni fedel nocchier fidata guida, pon’ mente in che terribile procella i’ mi ritrovo sol, senza governo, e ho già da vicin l’ultime strida. Ma pur in te l’anima mia si fida, peccatrice, i’ no ’l nego, Vergine; ma ti prego che ’l tuo nemico del mio mal non rida: ricorditi che fece il peccar nostro, prender Dio, per scamparne, umana carne al tuo virginal chiostro.

Vergine, quante lagrime ho già sparte, quante lusinghe e quanti preghi indarno, pur per mia pena e per mio grave danno! Da poi ch’i’ nacqui in su la riva d’Arno, cercando or questa e or quel’altra parte, non è stata mia vita altro ch’affanno. Mortal bellezza, atti e parole m’hanno tutta ingombrata l’alma. Vergine sacra e alma, non tardar, ch’i’ son forse a l’ultimo anno. I dí miei piú correnti che saetta fra miserie e peccati sonsen’ andati, e sol Morte n’aspetta.

Vergine, tale è terra, e posto ha in doglia lo mio cor, che vivendo in pianto il tenne e de mille miei mali un non sapea: e per saperlo, pur quel che n’avenne fôra avenuto, ch’ogni altra sua voglia era a me morte, e a lei fama rea. Or tu donna del ciel, tu nostra dea (se dir lice, e convensi), Vergine d’alti sensi, tu vedi il tutto; e quel che non potea far altri, è nulla a la tua gran vertute, por fine al mio dolore; ch’a te onore, e a me fia salute.

Vergine, in cui ho tutta mia speranza che possi et vogli al gran bisogno aitarme, non mi lasciare in su l’estremo passo. Non guardar me, ma Chi degnò crearme; no ’l mio valor, ma l’alta Sua sembianza, ch’è in me, ti mova a curar d’uom sí basso. Medusa e l’error mio m’han fatto un sasso d’umor vano stillante: Vergine, tu di sante lagrime e pie adempi ’l meo cor lasso, ch’almen l’ultimo pianto sia devoto, senza terrestro limo, come fu ’l primo non d’insania vòto.

Vergine umana, e nemica d’orgoglio, del comune Principio amor t’induca: miserere d’un cor contrito umíle. Che se poca mortal terra caduca amar con sí mirabil fede soglio, che devrò far di te, cosa gentile? Se dal mio stato assai misero e vile per le tue man’ resurgo, Vergine, i’ sacro et purgo al tuo nome e penseri e ’ngegno e stile, la lingua e ’l cor, le lagrime e i sospiri. Scorgimi al miglior guado, e prendi in grado i cangiati desiri.

Il dí s’appressa, e non pòte esser lunge, sí corre il tempo e vola, Vergine unica e sola, e ’l cor or coscïenzia or morte punge. Raccomandami al tuo Figliuol, verace òmo e verace Dio, ch’accolga ’l mïo spirto ultimo in pace.


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