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Cullami dolcemente sconfortato

Se diventassi pazzo,

tu non salvarmi,

non voglio eroi,

non voglio mani amiche.

Legatemi, vi prego,

alla staccionata, al muro,

zittitemi e non guardate

il viso spento, gli occhi tetri;

io vi dico: non riflettono

nulla.

Penso e ripenso

al nulla, e io lo so!

Vi grido che lo so!

Sono io stesso

causa del mio male,

sono io che volta per volta

infilo aguzze baionette

nei miei occhi,

tetri;

non riflettono

nulla.

Il mio dolore

è lo stesso ogni notte.

L'insonnia mi culla dolcemente.

La pazzia mi attira dolcemente.

La corda mi sussurra dolcemente.

Il dolore, mio mano amica,

lo sgomento che mi assale

mentre guardo i vecchi,

l'erba, i bambini,

i miei gomiti, il sale.

Tutto.

Tutto vi dico.

Ma tu non salvarmi,

non voglio mani amiche,

voglio andare alla deriva,

perdermi in me stesso,

essere irriconoscibile,

spettinato, ringhioso,

schifosamente infelice.

Non voglio più lottare,

voglio lasciarmi cullare

dalle onde del mare,

gli occhi chiusi

e cadere dolcemente,

soffocare dolcemente,

sbracciarmi dolcemente,

come fossi già morto.

Tu non salvarmi.

Tu non recuperare

il cadavere

bagnato.


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