Il Cigno (Le Cygne)
- Stéphane Mallarmé
- Jun 23, 2017
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Le vierge, le vivace et le bel aujoud’hui Va-t-il nous déchirer avec un coup d’aile ivre Ce lac dur oublié que hante sous le givre Le transparent glacier des vols qui n’ont pas fui!
Un cygne d’autrefois se souvient que c’est lui Magnifique mais qui sans espoir se délivre Pour n’avoir pas chanté la region ou vivre Quand du stérile hiver a resplendi l’ennui.
Tout son col secouera cette blanche agonie Par l’espace infligée a l’oiseau qui le nie, Mais non l’horreur du sol où le plumage est pris.
Fantôme qu’à ce lieu son pur éclat assigne, Il s’immobilise au songe froid de mépris Que vêt parmi l’exil inutile le Cygne.
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Il vergine, il vivace e il bell’oggi d’un colpo d’ala ebbra quest’oblato, duro lago ci squarcerà, sotto il gelo affollato dal diafano ghiacciaio dei non fuggiti voli!
Un cigno d’altri tempi si ricorda di sé che si libra magnifico ma senza speranza per non avere cantato l’aerea stanza ove vivere quando splendé la noia dello sterile inverno.
Scuoterà tutto il suo collo quella bianca agonia dallo spazio all’uccello che lo rinnega inflitto, non l’orrore del suolo che imprigiona le piume.
Fantasma che a questo luogo dona il suo puro lume s’immobilizza al gelido sogno di disprezzo di cui si veste in mezzo all’esilio inutile il Cigno.
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